Che cos'è?
Che cos'è?
Chi è?... Dov'è?... Cosa fa?
Che cos'è?
Che cos'è?
Chi è?... Dov'è?... Cosa fa?
Che cos'è?
Che cos'è?
Chi è?... Dov'è?... Cosa fa?

La storia del Montebore

La sua storia, si può dire, è millenaria. La prima citazione accertata risale ad un cartario medioevale del 1153: «iuraverunt illi de Montebore dare ad Ramolivam proximam ex terris Marchionis Malespini robiolinas centum» (quelli di Montèbore giurarono di dare alla vicina Ramoliva, proprietà del Marchese Malaspina, cento robioline). Ramoliva è una località presso il paese di Garbagna, in val Grue.

 

Feudi Imperiali (dalla carta del Borgonio, secolo XVII)

Documenti storici testimoniano che già nel XII secolo un ricco tortonese ne mandava “ben cinquanta pezzi in dono a un alto prelato per perorare la promozione del fratello prete” e alla fine del Quattrocento il Montébore è l’unico formaggio presente nel menù delle sfarzose nozze, tenutesi a Tortona, tra Isabella di Aragona, figlia di Alfonso, e Gian Galeazzo Sforza, figlio del Duca di Milano.

La curiosa forma a torta nuziale del Montébore è attribuita a Leonardo da Vinci che fu cerimoniere proprio di quelle nozze.

Questa storia illustre prosegue e arriva alla prima metà del XX secolo quando ancora se ne producono ogni anno circa 1200 chili, poi la guerra spopola queste colline e le produzioni legate all’agricoltura iniziano a decadere scomparendo quasi del tutto in coincidenza della fine dell’evento bellico e con la ”fuga” verso la pianura e le aree più industrializzate.
Per secoli prodotto ed esportato verso Genova e la Lombardia, se ne era persa ogni traccia.

Il recupero della storia recente

Nel 1997 con un attento Progetto di Filiera si è riusciti a recuperare l’antico prodotto e oggi il formaggio Montébore è stato letteralmente “resuscitato” e può essere apprezzato come un tempo.

Attraverso una accurata ricerca in fase progettuale, il Montebore è stato letteralmente “resuscitato”, grazie ad alcune anziane signore della zona di Montebore e Calvadi, le due frazioni di Dernice, dove ultime depositarie della tecnica casearia tradizionale, avevano mantenuto il ”sapere” dell’antica caseificazione della robiolina a tre strati, simile a una torre.
Nell’ambito del progetto, attraverso la loro esperienza e la collaborazione dell’Istituto Caseario di Moretta e della Facoltà di Agraria dell’ Università di Torino, si è ricostruita la tecnica casearia con caseificazioni comparative tra il latte delle ”tre specie” – bovino, ovino, caprino – e con l’ausilio dell’analisi sensoriale che ha riportato questo formaggio all’antico sapore.

​Grazie all’iniziativa di due giovani produttori (in seguito diventati Cooperativa Agricola Valle Nostra), nel 1999 il Montebore, presentato al salone “Cheese” nella sua totale produzione mondiale di 7 forme, attira l’attenzione della stampa specialistica dei cinque continenti.

Una fama meritata, peraltro, per l’originalità di questo formaggio a latte crudo dalla forma unica (un tronco di cono a gradoni modellato sul rudere del castello di ” Folchetto Malaspina ” a Montebore: il “castellino”, appunto) e dal sapore antico, che può essere gustato fresco, semi – stagionato o da grattugia.

Finalmente, nella primavera 2001 il Progetto si è concluso con la definizione del ”disciplinare di produzione”, la costituzione del Consorzio di Tutela con alcuni produttori di latte del territorio, il deposito del ”Marchio Collettivo di Qualità”, e attraverso l’avvio delle prime trasformazioni, è rinato il Formaggio Montebore.